“Ascolta, io non ho paura dei sentimenti”. E’ uno dei passaggi più profondi di “Ulisse, coperto di sale” una bellissima canzone cantata da Lucio Dalla.
La paura e i sentimenti, i timori e le emozioni vanno spesso a braccetto nella vita di una persona perché tante volte, forse troppe, davanti a un’emozione cominciano a tremarci le gambe, e non nel senso positivo che tutti vorremmo.
Ulisse, uno degli eroi più noti dell’antichità, sarà il protagonista dello spettacolo che chiuderà la stagione al Teatro Greco di Siracusa: Ulisse, l’ultima Odissea.
Chi è Ulisse?
Tutti noi conosciamo questo eroe come un esploratore, un navigatore, un uomo dall’ingegno acuto che ha sempre inseguito una nuova avventura. L’Odissea di Omero, però, è prima di tutto un viaggio nei sentimenti umani più intensi.
Non manca davvero nulla: la passione incontrollata, la lealtà, il tradimento, l’odio, la sete di vendetta, il terrore, l’orgoglio, il dolore. Quello stesso dolore pronunciato da Odisseo tutte le volte che con i compagni ripartirà per una nuova avventura: “Da lì navigammo oltre, con il dolore nel cuore”.
Ulisse e le emozioni
Da questo punto di vista è profondamente emozionante e capace di toccare le nostre corde più profonde, l’immagine di un grande eroe, artefice grazie all’espediente del cavallo della vittoria dei greci nella guerra di Troia, capace di guardare in faccia alle proprie emozioni, anche quelle più intense, di viverle, conoscerle, gestirle.
In questo senso è molto significativo uno degli episodi più commoventi di tutta l’Odissea, quando Ulisse come fosse un aedo racconta ai Feaci le proprie avventure. Tutti coloro che lo ascoltano sono meravigliati, ammirati e vorrebbero quella notte non finisse mai ma Ulisse invece non prova né vanità né malinconia, in quel momento sente solo un grande dolore, per i compagni persi, per la voglia di tornare a casa.
Tutto questo ci dice che Odisseo, prima di ogni cosa, prima ancora di essere un grande eroe, è un uomo. E’ un uomo capace in tante situazione di mostrare il proprio coraggio ma al tempo stesso senza aver paura di mostrare agli la propria fragilità. La propria umanità.
L’importanza delle emozioni
E’ questo un aspetto molto bello, sul quale vale la pena soffermarsi. In un bellissimo saggio intitolato “Il nodo magico”, Cristina Dell’Acqua, parlando di Ulisse scrive di “un continuo e incessante formarsi e disfarsi di incontri, legami, avventure e amori di cui in qualche modo abbiamo bisogno per raccontare agli altri (oltre che a noi stessi) perché siamo quello che siamo”.
Ciascuno di noi, in fondo, è come un naufrago perso dentro la vita, un viaggiatore che esattamente come Ulisse ha bisogno anche di altre figure che possano accompagnarlo e aiutarlo a comprendere ed esplorare parti di noi.
La nostra vita è nella società, è nell’incontro e nel dialogo con gli altri. E cioè che cambia l’intera prospettiva è come noi ci poniamo a questi incontri, il modo in cui noi creiamo legami, ce ne prendiamo cura, trasformiamo il nostro essere e il nostro punto di vista nel rapporto con gli altri.
Conoscere e gestire le emozioni
Per fare tutto questo, però, prima di tutto è fondamentale saper guardare noi stessi e le emozioni che proviamo. Non farlo, non essere in grado di stare in ascolto di noi stessi porta a una crescita disfunzionale, allo sviluppo di una personalità incapace di confrontarsi con gli altri e concentrata su se stessa. In altre parole di un carattere narcisistico e poco empatico.
Abbiamo già avuto modo di analizzare quanto oggi tutti noi viviamo in una società narcisistica, come i nostri adolescenti si stiano abituando a crescere in una sorta di isolamento dal mondo e dalle persone che li circondano, sviluppando un carattere totalmente incapace di mettersi nei panni degli altri.
In questo è folgorante il passaggio iniziale di un’altra canzone di Lucio Dalla dedicata a Ulisse, “Itaca”. Le prime parole del brano dicono: “Capitano, che hai negli occhi il tuo nobile destino, pensi mai al marinaio a cui manca pane e vino?”. Poche parole ma un senso grandissimo della capacità o meno di pensare agli altri.
Riuscire ad ascoltare prima di tutto noi stessi, a riconoscere le nostre emozioni, controllarle, sia quelle positive, sia quelle negative, ci aiuta a tracciare delle linee da seguire. A tracciare una rotta nella nostra personale mappa; una rotta ci porterà certamente a incrociare le linee di altre persone ma di farlo, a quel punto, con la consapevolezza di ciò che siamo.
Il dialogo con noi stessi e ciò che siamo è il vento che ci consente di navigare nel mondo e nella società e di avere ben saldo il controllo del timone, anche quando davanti a noi si presentano difficoltà, ostacoli, sentimenti negativi.
Ulisse quindi ci insegna, come canta Guccini nella sua Odysseus a reinventarci un mito ad ogni viaggio, a ridisegnare il mondo a ogni incontro. La nostra matita e il nostro foglio per ridisegnare il mondo a ogni incontro sono però le nostre emozioni, il nostro essere. Per questo dobbiamo avere la capacità di prenderci cura dei nostri sentimenti. Solo così il nostro naufragare potrà diventare un viaggio di crescita, di trasformazione.
Per ascoltare la canzone di Lucio Dalla, “Ulisse coperto di sale” clicca qui
Per ascoltare la canzone di Francesco Guccini, “Odysseus” clicca qui
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