” – L’odio, il nulla, un atteggiamento distruttivo… volevo degli esseri che non subissero il fascino delle tenebre… come pensa che si possa fare?
– Con l’amore” (dal manga “Monster”)
Nel suo brano immortale, La Cura, Franco Battiato cantava “ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore, dalle ossessioni delle tue manie”. L’amore, il prendersi Cura non sono solo emozioni, sono concetti fondamentali sui quali bisognerebbe fondare il proprio rapporto con gli altri.
Gli insegnamenti così come le ispirazioni rispetto alla Cura a volte arrivano a noi grazie a una persona, altre al verso di una poesia o di una canzone, altre ancora guardando una serie animata ispirata a un Manga. E’ questo il caso di Monster, una serie Tv trasmessa su Netflix basta su un fumetto giapponese di Naoki Urasawa.
Rispetto a questo tema mi piace riportare qualche passaggio di un commento di un giovane studente della Facoltà di Filosofia dell’Università di Catania, Vittorio Dimartino, che dopo aver guardato la serie ha scelto di condividere le proprie impressioni su questa storia così forte nella quale “la perizia psicologica dello sviluppo dei personaggi è tale da offrire moltissimi spunti”. La serie, scrive Vittorio “è principalmente un thriller, gli ambienti sono squallidi e vi sono molti personaggi nelle periferie della società, ma questo anzi riesce a dare ancora più forza al tema della Cura: saperla trovare e generare dove pareva impossibile”. E ancora Vittorio sottolinea come sia “azzeccato pure il protagonista, un immigrato giapponese in Germania che adesso è un esperto neurochirurgo”. “La storia – sottolinea il giovane studente – parte da un luogo di Cura e il dottore protagonista cercherà di portarla dove possibile”.
Un’immagine che fa venire alla mente un bellissimo brano degli Imagine Dragons dal titolo proprio Monster che in un passaggio dice “i’m only a man with a candle to guide me” (“sono solo un uomo con una candela che mi guida”). Una candela resa fiamma viva dall’amore e dal prendersi cura che può guidare ciascuno di noi, solo a patto che siamo noi per primi a volerci far indicare la strada da un concetto così alto come quello della Cura percorrendo, per tornare a Battiato “le vie che portano all’essenza”.
Cosa vuol dire prendersi cura?
Prendersi cura, prima di ogni cosa, vuol dire avere la capacità di riconoscere se stessi. In particolare penso ai concetti espressi dal filosofo Martin Heidegger nella sua opera “Essere tempo” Heidegger sosteneva che la cura può essere intesa come “fenomeno ontologico-esistenziale”. Per questa ragione il prendersi cura si fonda su un concetto fondamentale: la relazione, di qualunque tipo essa sia, d’amore, familiare o di amicizia.
Tornando a “Monster”, protagonista della serie animata è anche Johan, che da bambino era stato salvato dal neurochirurgo e che crescendo è poi diventato un serial killer. “Johan – scrive Vittorio – ha una sorella gemella, Anna. I due gemelli inizialmente sono cresciuti in condizioni similmente terrificanti, ma a 10 anni circa si sono separati, e Anna ha preso l’identità di Nina, vivendo con dei genitori adottivi amorevoli. Johan è rimasto un uomo invisibile per tutta la sua vita. La storia manda un messaggio fortissimo: Nina è riuscita a ricrearsi anche perché, per varie circostanze, si è relazionata in un nuovo mondo separato dal suo passato, mentre Johan non ha mai trovato un luogo in cui ricevere Cura”. Il fenomeno della Cura è una delle esperienze essenziali e irrinunciabili per l’esistenza umana perché senza la Cura, la vita non potrebbe svilupparsi pienamente. “Ogni persona dovrebbe essere oggetto di cura e il mondo sarebbe un luogo migliore se tutti noi ci curassimo di più gli uni degli altri”. La cura per gli individui rappresenta una necessità vitale. “Senza relazioni di cura la vita umana cesserebbe di fiorire. Senza relazioni di cura nutrite con attenzione la vita umana non potrebbe realizzarsi nella sua pienezza”. Questo chiaramente non significa che tutte le persone che non ricevono Cura dagli altri poi diventano serial killer ma ci dice molto di quanto il contesto, le persone che incontriamo e la loro capacità di avere Cura possano influenzare la vita degli altri.
Come possiamo prenderci cura degli altri?
L’aver cura, dunque, rappresenta una parte dell’esperienza, in quanto contribuisce alla creazione della personalità. L’essere umano di fronte a questo fenomeno potrebbe assumere diversi atteggiamenti: essere passivo, fenomeno che accade al momento della nascita dove il ricevere cure è condizione necessaria per la vita dell’individuo che viene al mondo; essere attivo, nelle altre fasi della vita quando, essendo in grado di mettere in atto quelle pratiche di cura per sé, per gli altri e per l’ambiente, contribuisce alla costruzione della propria esistenza e della propria personalità.
L’ontologia, la branca della filosofia che studia l’essere in quanto tale, analizza la condizione umana e arriva a sostenere che l’essere umano esiste dal momento in cui si trova nel mondo, all’interno del quale costruisce il suo essere. L’essere umano ha il compito di stare nel mondo, si potrebbe quindi dire che il suo scopo sia quello di prendersi cura di sé, degli altri e dell’ambiente circostante. L’individuo nasce di per sé incompleto. Per questo, durante la sua esistenza, è alla ricerca costante di qualcosa che lo possa completare. Nella cura, egli potrebbe trovare la totalità.
La cura è quel tratto distintivo che illumina l’essenza dell’essere umano.
L’individuo afferma la sua essenza attraverso la cura. Tra esistenza e cura vi è dunque un rapporto essenziale: l’uomo si occupa di sé, degli altri e delle cose durante la sua vita, ed essendo la cura una parte integrante dell’esistenza, essa contribuisce alla costruzione dell’essenza di ogni singolo. Ogni individuo ha dentro di sé il “potere essere” che, attraverso le diverse esperienze di vita, si modificherà in “poter diventare”. Si avrà quindi il passaggio dall’essere potenziale all’essere meramente effettivo. Sostanzialmente quindi, l’uomo diventa ciò di cui ha cura e i modi che utilizza nell’avere cura plasmano il suo essere. Il lavoro del vivere non si arresta mai, procede in ogni attimo, durante la vita del soggetto che è portatore di potenzialità, ma anche di fragilità. L’individuo deve continuamente lavorare per nutrire e conservare la sua esistenza, ma uno dei rischi della fragilità umana è l’indebolimento del desiderio di esistere. Ogni individuo è chiamato a costruire il proprio essere.
Il singolo durante la sua esistenza dovrebbe cercare di raggiungere e costruire la migliore forma d’essere e prendersi cura delle possibilità, come afferma Heidegger.
Secondo Heidegger, vi è bisogno di una cura che migliori la vita del singolo. Nella relazione di cura, l’essere umano tende verso qualcosa, verso la realizzazione delle proprie potenzialità ed è per questo che la cura non si manifesta solo nel procurare qualcosa che è essenziale per l’esistenza, ma si manifesta soprattutto nella costruzione di uno spazio vitale in cui possano realizzarsi le potenzialità dell’individuo.
La cura si concretizza nel modo di stare nel mondo, nella capacità di attenzione per l’altro. L’essere umano, nella sua essenza, è in una relazione di dipendenza dagli altri, che gli fornisce il nutrimento del proprio essere. Questa relazione non solo fornisce sostegno e valori aggiuntivi all’essere, ma lo rende anche vulnerabile, esposto agli eventi e alle azioni dei suoi simili. L’individuo sperimenta, nel corso della sua esistenza, una dipendenza, il potere di decisione personale si mescola con la vulnerabilità di dipendere dagli altri. Ciò che dà significato alla vita umana, sono gli affetti, le amicizie, l’amore, la solidarietà e l’interazione tra l’essere umano, gli altri e il mondo.
L’aver cura dell’esistenza, dal greco “Epimeleia”, trova le sue fondamenta nei dialoghi di Platone. Egli attribuiva importanza alla stretta relazione che vi è tra la cura e l’educazione. Educare, significa educare ad aver cura di sé. L’educatore che ha già cura di sé stesso, ha il compito di sostenere l’altro nella consapevolezza di sé, ovvero della sua anima, affinché questa acquisisca la forma migliore poiché ciò precede l’aver cura della propria esistenza. L’educazione va intesa come l’aver cura di offrire ai giovani quelle esperienze che mirano alla ricerca del proprio essere.
L’essere umano dipende da una componente vitale incontrollabile, il tempo. Non è certo che l’individuo durante la sua vita possa riuscire a dare un senso alla sua esistenza. Ciò accade soprattutto quando non si assumono le responsabilità delle azioni di creazione dell’esserci, diventando spettatori della propria vita.
Questo potrebbe essere causato dal fatto che l’individuo nella sua esistenza affronta momenti difficili di dolore e angoscia. Quando il singolo fa esperienza di una cura che nutre l’anima positivamente, riesce a fronteggiare l’angoscia senza che questa prenda il sopravvento. La sofferenza, d’altro canto, può affaticare l’anima e l’unica soluzione per uscirne sarebbe la cura. Senza di essa, gli individui risulterebbero più fragili e vulnerabili al dolore. Per riuscire a superare questo dolore, l’individuo, in quanto essere relazionale, ha bisogno dell’aiuto altrui. Esso non riesce a realizzarsi appieno se non si relaziona con i suoi simili, anch’essi bisognosi. Questo concetto può tradursi in una sorta di dipendenza reciproca dagli altri e, anche se la relazione con l’altro alimenta e nutre il proprio essere, può essere anche vista come un limite e causa di sofferenze e pericoli in quanto l’individuo è vulnerabile.
Alla cura condivisa in ogni incontro,
agli sguardi nutriti con l’attenzione,
alla vita che fiorisce con pienezza
dei ragazzi e delle ragazzi
dell’Università degli Studi di Catania,
Dipartimento di Scienze Umanistiche, Facoltà di Filosofia (L5)
che ho seguito nell’anno accademico 2023-2024
Per saperne di più sul Manga https://it.wikipedia.org/wiki/Monster_(manga)
Per approfondimenti sui nostri servizi http://www.irenemessina.it