Adultescenti, quando sono i genitori a dover essere educati

Adultescenti, quando sono i genitori a dover essere educati

Adultescenti: genitori da educare

“A quel punto io ho scritto una lettera a Dio… Dio occupati tu dell’educazione.
– Dei figli?
– No, dei genitori”.

Nel folgorante finale dell’intervento del regista Paolo Sorrentino, protagonista di una delle puntate della serie tv Call my agent Italia, è riassunto uno dei fenomeni più diffusi della società moderna: l’immaturità dei genitori.
Per dipingere questo fenomeno che al giorno d’oggi riguarda un gran numero di adulti è stato coniato un neologismo inserito anche nella Treccani: Adultescenti. Con questa parola si indica “una persona adulta che si comporta con modi giovanili, compiacendosi di ostentare interessi e stili di vita da adolescente”.
Lo scrittore e psicanalista Massimo Ammaniti, in un libro di qualche anno fa, sostiene che uno dei mali di questo millennio non sono le nuove generazioni ma proprio gli adultescenti.

I genitori, oggi.

Il ruolo del genitore non è mai stato semplice, questo è chiaro e innegabile, ma le profonde trasformazioni subite dalla società negli ultimi anni e la “liquidità” che ormai sembra contraddistinguere legami e valori, hanno reso senza dubbio meno definiti, liquidi appunto, anche i rapporti all’interno della famiglia, tra genitori e figli. E’ proprio questa condizione a rendere concreto e vero il monologo di Sorrentino che invoca un’educazione per i genitori. Le parole del regista premio Oscar ruotano attorno al concetto di “entusiasmo immotivato” e descrivono magistralmente come nella società di oggi tanti adulti siano incapaci di assumersi responsabilità, vivano un continuo inseguimento dell’estetica da social, un consumismo sfrenato, uno stile di vita giovanile dimenticandosi troppo spesso uno degli aspetti principali dell’essere genitori: il parlare con i figli, essere un esempio per loro.
E’ ovvio che a pagare le conseguenze di questa immaturità dei genitori siano bambini e ragazzi; ne pagano le conseguenze per due motivi: da un lato perché sono costretti a cercare punti di riferimento e modelli da seguire al di fuori del nucleo familiare e dall’altro, aspetto probabilmente ancora più critico, perché si trovano in molti casi a doversi sostituire ai genitori, in un rapporto che si capovolge totalmente trasformando il bambino o l’adolescente in un piccolo adulto.
E’ un vero e proprio cortocircuito che non solo mina dalle fondamenta la famiglia ma influisce negativamente sulla crescita emotiva e cognitiva di bambini e ragazzi.

Quali sono i rischi?

Per quanto riguarda i modelli da seguire, il rischio più forte è che guardando al comportamento narcisistico dei genitori, i figli sviluppino anch’essi una personalità narcisistica riversando poi questi atteggiamenti sulla società. E se, come dice Ammaniti, gli adultescenti sono uno dei mali del nuovo millennio, di certo lo è anche la società narcisistica che si sta sempre più affermando. Il risultato di questo processo porta spesso all’assenza di un senso di responsabilità, ai problemi all’interno della famiglia così come a un consumismo sfrenato.
C’è poi un altro aspetto verso il quale è indispensabile porre grande attenzione: il rischio che siano i bambini o gli adolescenti a dover educare mamma e papà. Nel corso dell’esperienza personale succede spesso di trovarsi davanti a ragazzi costretti a esplorare, praticamente in autonomia, tutti gli aspetti educativi che il genitore non riesce a interpretare da adulto. Questo porta il bambino ad autoregolamentarsi perché di fatto, in famiglia, non ha nessun modello educativo; anzi, si trova esattamente nella posizione opposta: a dover educare.

Quali sono le conseguenze?

A cosa porta tutto questo? Cosa succede ai figli costretti a fare i genitori? Il bambino sviluppa una radicata e forte disistima nei confronti dell’adulto. Tutto è legato proprio all’assenza di confini della quale parlavamo all’inizio di questo articolo; la commistione tra i ruoli e la condizione per cui non si sa più chi sia il genitore e chi il figlio hanno come diretta conseguenza un vero e proprio sganciamento del bambino dal genitore. Il ragazzo non vede più nell’adulto una guida e un modello da seguire ma anzi, qualcuno da cui allontanarsi perché responsabile di una crescita non equilibrata. L’esperienza professionale mette in evidenza come il distacco dagli adulti spinga spesso il ragazzo a creare una comunità di giovani cercando quindi di colmare all’esterno del nucleo familiare, con i propri coetanei, le carenze che riscontra nel rapporto con i genitori.
E allora, per dirla con Sorrentino, occupiamoci davvero dell’educazione dei genitori e del loro “entusiasmo immotivato”.

Per vedere il video del monologo di Paolo Sorrentino https://www.youtube.com/watch?v=CkKAxq0ZE0s

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