“Perché coinvolgi i tuoi figli nella colpa del padre?”. In questa domanda che la nutrice rivolge a Medea sono racchiuse dinamiche che tantissimi ragazzi e bambini vivono ancora sulla propria pelle, in famiglia.
Medea di Euripide, una delle più celebri opere del dramma classico, raccontata nel corso dei secoli non solo a teatro ma anche al cinema e nella letteratura, ha da sempre avuto un impatto straordinario sia perché tocca temi cruciali come la situazione della straniera, la donna abbandonata, l’infanticidio, sia per il successo enorme che ancora oggi quest’opera riscontra, al punto da richiamare migliaia di spettatori per assistere a una sua rappresentazione.
Medea e la famiglia
Ma la storia di Medea è anche la storia di una famiglia che si dissolve totalmente sotto la spinta di forze esterne, è la vicenda di figli che finiscono coinvolti nella faida tra un padre e una madre; è infine il racconto dell’odio che prende il sopravvento su tutto, a cominciare proprio dall’amore per i propri figli.
L’odio che avvolge e accieca Medea travolge ogni cosa ed è ben riassunto in due frasi che la maga barbara pronuncia nel corso dell’opera al marito Giasone: “Vale la pena soffrire, se non potrai più ridere di me” e ancora “Non voglio una felicità così amara, e un benessere che mi torturi l’animo”.
Due frasi, un dialogo, i figli che scompaiono dalla vista, dal cuore, dalla mente.
I figli “ostaggi” in famiglia
La vicenda di Medea finisce drammaticamente, con la morte dei due figli della coppia.
Lasciando da parte questo finale così tragico, possiamo certamente guardare a questa vicenda come a una storia che riguarda fortemente anche i nostri tempi.
Quante volte ci troviamo a sentire di bambini contesi, ragazzi che finiscono “ostaggio” delle lotte intestine tra i genitori? Di figli coinvolti nelle colpe del padre o della madre?
Il disfacimento della famiglia è sotto gli occhi di tutti ormai da tempo. Tanti bambini e ragazzi hanno completamente perso il proprio punto di riferimento davanti a coppie separate, famiglie monogenitoriali, coppie genitoriali.
Quali sono gli effetti di liti e discussioni in famiglia?
Esattamente come in Medea, dove Euripide ci racconta un conflitto irrisolvibile, nella società moderna tanti bambini e ragazzi sono travolti da liti furiose, ripicche, genitori che cercano continuamente di portare dalla propria parte i figli mettendoli contro il partner.
A subire gli effetti più devastanti del processo di disfacimento di una famiglia sono i bambini e i ragazzi.
Nella società moderna i più giovani sono già soggetti a una serie di dinamiche che sempre più li spingono a cercare i propri punti di riferimento al di fuori del nucleo familiare.
Questo accade ad esempio, come abbiamo avuto modo di analizzare, per il fenomeno degli “adultescenti”, quei genitori cioè che di fatto si comportamento come adolescenti, senza avere la capacità di assumersi le responsabilità genitoriali.
Lo smarrimento vissuto da bambini e ragazzi diventa ancora più forte in situazioni conflittuali come possono essere divorzi o separazioni. Quando tra i due genitori scoppiano vere e proprie guerre, quando il clima in casa è sempre più teso e segnato da liti e discussioni, gli effetti sono devastanti soprattutto sui più giovani, sui figli che si trovano in una fase evolutiva nella quale stanno formando il proprio carattere, la propria personalità.
Ed è lì che spesso scatta la fuga dalla famiglia, a volte i ragazzi si costruiscono un mondo proprio o rifiutano di vivere in quello reale rifugiandosi nel virtuale. Di base c’è molto spesso l’esigenza di una fuga e un’evasione dalla situazione che vivono giornalmente. Vengono a crollare punti di riferimento fondamentali come possono essere i genitori e si cercano risposte all’esterno della famiglia.
L’importanza del dialogo
Insieme ai punti di riferimento quello che viene a mancare è il dialogo, il sentirsi ascoltati, l’avere un rifugio.
Forse non è un caso che nella messinscena di Medea i bambini non parlano mai, entrano in scena in più di un’occasione ma senza proferire parola.
E’ il silenzio a parlare per loro, lo stesso silenzio che troppo spesso i ragazzi trovano oggi, nella realtà in cui sono inseriti. Un silenzio che è duplice, da un lato quello degli stessi bambini e ragazzi che in famiglia non trovano possibilità di dialogo, dall’altro, il silenzio con il quale fanno i conti i giovani è proprio quello dei genitori, troppo presi dal lavoro, dai loro problemi o, nei casi più difficili, dalle liti reciproche che portano alla fine del rapporto.
La mediazione familiare
Dialogo, capacità di ascolto, luoghi all’interno dei quali sentirsi sicuri.
Di tutto questo avrebbero bisogno i nostri giovani ed è per questo che nel corso del tempo sono stati creati degli spazi all’interno dei quali poter mettere in atto strategie di mediazione familiare; luoghi nei quali offrire ascolto e accoglienza a questi ragazzi troppo spesso esposti alle intemperie di un rapporto in crisi senza avere gli strumenti e la maturità per poter affrontare situazioni così difficili.
Un luogo per evitare, parafrasando una delle scene finali della Medea di Euripide che i bisogni dei nostri figli “parlino al vento”, restino lì inascoltati come un urlo inghiottito proprio dal vento.
Per altre informazioni su Medea clicca qui
Per ulteriori informazioni sulla mediazione familiare clicca qui