Disagio giovanile, i Neet e gli Hikikomori

Disagio giovanile, i Neet e gli Hikikomori

I Neet e gli Hikikomori

“Un mondo dove i vecchi lavorano e i giovani dormono, prima non si era mai visto” scrive Michele Serra in un libro di grande successo, “Sdraiati”. L’opera non affronta direttamente il tema di questo articolo, i NEET e gli Hikikomori, ma è ugualmente significativa perché descrive molto bene un’intera generazione che per motivi diversi vive la propria vita su un divano.
Quella dei NEET e degli Hikikomori sta diventando una vera e propria emergenza sociale e un fenomeno che non può più essere né sottovalutato né ignorato.

Chi sono e quanti sono i NEET?

Non studiano, non lavorano e non frequentano nemmeno corsi di formazione. E’ questo il popolo dei “NEET” e il loro numero cresce di anno in anno, soprattutto in Italia. “NEET” è un acronimo che sta per “Not in Education Employment or Training” e indica un’ampia fetta di popolazione di età compresa tra i 15 e i 29 anni. Di fatto, quei giovani che dovrebbero essere il futuro della nostra società, vivono invece in un limbo apparentemente senza via d’uscita. In italia ben il 23,1% dei giovani tra 15 e 34 anni, circa tre milioni di persone, rientra tra coloro che non studiano, non lavorano e non sono nemmeno impegnati in attività di formazione.

Gli Hikikomori

Il termine Hikikomori, che significa “stare in disparte”, è ormai entrato a far parte della nostra quotidianità perché racchiude tutti quei ragazzi che si ritirano dalla vita sociale per anni, senza uscire da casa, in alcuni casi evitando addirittura contatti anche con i propri familiari. E’ un fenomeno che colpisce in particolare ragazzi tra i 14 e i 30 anni ma si registrano casi anche tra gli over 40 perché molte volte si tratta di una condizione che diventa cronica. In Italia, si stima ci siano almeno 100 mila casa di Hikikomori.

Qual è la differenza tra NEET e Hikikomori?

Questi due fenomeni raccontano molto bene il disagio vissuto da milioni di giovani in tutto il modo ma, pur sembrano per certi versi simili, presentano in realtà una differenza sostanziale. I NEET sono infatti giovani che si trovano in una fase in cui non lavorano, se non saltuariamente, hanno abbandonato gli studi e non frequentano corsi di formazione ma non rifiutano la socialità; gli Hikikomori invece, si isolano totalmente dal mondo esterno, vivono una condizione di totale solitudine, un rifiuto totale di qualunque tipo di rapporto gli altri.

Quali sono le cause di questi due fenomeni?

I NEET entrano nel loro limbo per diverse ragioni: dalla dissoluzione del sistema famiglia al rifiuto di diventare adulti a un mondo del lavoro sempre più precario e sempre meno in grado di offrire una stabilità. Le difficoltà di accesso al mondo del lavoro e l’assenza di offerte provocano frustrazione e sfiducia nella possibilità di costruirsi un futuro roseo, soprattutto nei soggetti più fragili. Vanno poi considerati gli effetti delle nuove tecnologie che spingono sempre più spesso i giovani a vivere in un mondo virtuale, allontanandosi da quello reale. Quest’ultimo elemento, le nuove tecnologie, sono il punto di contatto tra NEET e Hikikomori. Gli Hikikomori sono molto spesso ragazzi con un carattere introverso, sensibili, che faticano a entrare in relazione con i coetanei e la società che li circonda. Questo provoca in loro una forte ansia sociale, la convinzione che stiano meglio vivendo lontani da tutto e tutti e trovano come valvola di sfogo i videogiochi o l’uso senza controllo dei social, di quel mondo virtuale dentro il quale potersi in qualche modo costruirsi una vita. Quella stessa vita, virtuale, che gradualmente sostituisce la realtà fino a soppiantarla del tutto.

Quali sono le conseguenze psicologiche e psicosociali per i NEET e gli Hikikomori?

Il rischio principale per i NEET è di sviluppare una serie di patologie che influiscono non solo sullo stato psicofisico ma anche sui rapporti sociali della persona. Tra i principali disturbi spesso riscontrati nei NEET ci sono l’ansia, gli attacchi di panico e comportamenti depressivi. L’apatia e il vivere un’esistenza ferma sono i passi che conducono spesso allo sviluppo di uno stato depressivo e accentuano in maniera esponenziale la disistima verso se stessi. Per quanto riguarda gli Hikikomori, oltre alla forte possibilità che insorgano stati depressivi, questa condizione di totale isolamento molto spesso ha impatti terrificanti sul ritmo sonno-veglia, sull’alimentazione, sulla cura della propria persona. Nei casi più gravi può sfociare in atteggiamenti autodistruttivi come l’autolesionismo o in disturbi dissociativi e ossessivo compulsivi.

Cosa fare?

E’ indispensabile prima di tutto non sottovalutare alcuni campanelli d’allarme, soprattutto quando insorgono comportamenti che dimostrano un rifiuto della socialità. Spesso gli Hikikomori cominciano rinunciando alle attività extrascolastiche o all’attività sportiva per poi rifiutarsi anche di frequentare le lezioni scolastiche. Nei NEET hanno una forte influenza anche la condizione familiare, il basso grado di istruzione dei genitori o ancora, in molti casi, la disabilità.
Sia che si riescano a cogliere i campanelli d’allarme sia che invece il fenomeno si sia già manifestato, è fondamentale ricorrere all’aiuto di un terapeuta che insieme ai genitori possa superare il rifiuto dei ragazzi a farsi aiutare. Il dialogo, atteggiamenti non giudicanti e non coercitivi sono approcci indispensabili per potersi avvicinare ai ragazzi e poterli aiutare ad uscire da un’esistenza ferma o dall’isolamento nel quale si sono chiusi.

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