“Qualunque cosa accada, vogliamo affrontarla con lui”. E’ quasi un manifesto per l’empatia questa frase pronunciata dalle Oceanine nei momenti finali della tragedia Prometeo Incatenato di Eschilo.
L’opera, inserita nel cartellone 2023 delle rappresentazioni classiche al Teatro Greco di Siracusa, ruota moltissimo proprio attorno a questa capacità che segna in maniera netta il nostro modo di porci con gli altri.
Chi è Prometeo?
A raccontarci il protagonista di quest’opera è il regista Leo Muscato che ne ha curato la messinscena e che spiega come Prometeo, incatenato a una roccia da Zeus perché ha osato disobbedirgli donando il fuoco agli umani, sia come “un padre disposto a qualunque cosa pur di proteggere un figlio particolarmente fragile”.
In questa tragedia così commovente che parla agli spettatori di ogni epoca, Prometeo compie una scelta fortissima, difficile: la sua punizione non ha una fine, perché Prometeo è un Dio, è eterno. Eppure, davanti alla scelta tra una sofferenza eterna e l’abbandonare i propri figli (gli uomini), Prometeo sceglie la sofferenza.
C’è un passaggio del racconto dello spettacolo da parte del regista Leo Muscato che tocca corde profonde.
“Ho capito quale sentimento avrebbe potuto abitare questo nostro spettacolo un giorno che ero in montagna con mio figlio di cinque anni – racconta Muscato -. Ero lì che cercavo di convincerlo a mettere gli sci ai piedi e prendere una lezione dal maestro, quando a un certo punto vedo scendere dalla pista un ragazzino su una sedia a rotelle ancorata a degli sci speciali indossati da suo padre. Ridevano e se la godevano in un modo difficile da raccontare. Mi piace pensare a Prometeo un po’ come a quel genitore lì, che riesce a far fare a suo figlio qualcosa di oggettivamente inconcepibile per chi non conosce quella condizione”.
Le Oceanine e l’empatia.
Tra le tante cose che ci insegna quest’opera così monumentale c’è un aspetto che ciascuno di noi dovrebbe portare con sé: il valore dell’esempio.
E in questo è mirabile proprio il passaggio che vede protagoniste le Oceanine perché proprio nella scena finale, quando Zeus irato con Prometeo sta per scatenare un violento terremoto che farà inghiottire il Titano dalla terra, in quel preciso istante le Oceanine, invece di allontanarsi e salvarsi scelgono di restare.
Ferme, accanto a Prometeo pronunciando queste parole così potenti: “Qualunque cosa accada, vogliamo affrontarla con lui”.
E’ un momento che emoziona e che dice tantissimo sulla capacità di comprendere e sentire ciò che un’altra persona sta vivendo.
Ancora una volta le parole dei classici greci, testi scritti oltre 2.500 anni fa, ci invitano a fermarci, riflettere sui nostri comportamenti, a interrogarci sulla nostra società.
La società di oggi e l’empatia
L’empatia è troppo spesso la grande assente nella società moderna.
Il disgregamento di tante famiglie, fenomeni come quello degli “adultescenti”, le giovani generazioni che crescono trovando i propri punti di riferimento al di fuori della famiglia stanno spingendo la società sempre più verso atteggiamenti narcisistici che poco o nulla hanno a che fare con l’empatia.
E’ una società che fatica a mettersi in ascolto, a comprendere cosa l’altro sta provando, che tende invece a concentrarsi su se stessa.
Come sviluppare l’empatia?
Partendo dal presupposto che l’empatia è una capacità che per molte persone è innata, questo non significa che ciascuno di noi non possa lavorare su se stesso per migliorare o magari scoprire la capacità di essere empatico.
Qual è il primo passo? Imparare a non arroccarsi sulle proprie posizioni, esattamente come le nostre Oceanine che all’inizio della tragedia cercano di convincere Prometeo a tornare indietro sui propri passi e poi invece si mettono nei suoi panni e ne condividono il destino.
Se non arroccarsi sulle proprie posizioni e guardare al punto di vista dell’altro sono senza dubbio i primi passi nel cammino per sviluppare empatia, il passaggio decisivo è imparare ad ascoltare: con le orecchie, con gli occhi, con l’istinto, con il cuore.
Ascoltare l’altro, con ogni parte di noi stessi, senza avere paura di mostrarci vulnerabili.
Se volessimo riassumere cosa possiamo fare per sviluppare la nostra capacità di essere empatici potremmo dire che tra i passi da compiere ci sono:
- Rispettare tutte le visioni della realtà, anche quelle più lontane dalle tue;
- Comportarsi con umiltà;
- Esprimere le proprie opinioni nel rispetto dell’altro, diffondendo energia positiva;
- Ascoltare il nostro interlocutore dandogli tutta la nostra attenzione;
- Ricordarsi sempre che tutte le persone che incontriamo hanno una storia alle spalle;
- Incoraggiare gli altri a seguire i propri sogni, provando a rendere gli altri felici;
- Essere solidali
E’ proprio questo che ci insegna la storia di questo Titano incatenato a una rupe da Zeus e delle Oceanine che lo accompagnano e restano con lui: nei versi immortali di Eschilo c’è questo cammino di conoscenza, illuminazione, di crescita personale.
C’è un gruppo di persone ( le Oceanine) che ci insegnano chiaramente come ci sia sempre spazio per migliorare, crescere, imparare a metterci nei panni degli altri e poi scegliere di affrontare qualunque cosa accada con la persona che ci troviamo di fronte.
Per maggiori informazioni sulle rappresentazioni classiche clicca qui
Per maggiori informazioni sul nostro studio clicca qui